Dalla Sala Casella
giovedì 18 marzo ore 21
sul Canale YouTube dell'Accademia Filarmonica Romana
IL TEATRO MUSICALE DA CAMERA
Andrea Lucchesini incontra il regista Cesare Scarton
Giovedì 18 marzo (ore 21) l’incontro verterà su La Filarmonica e il teatro musicale da camera. Lucchesini ne parla con il regista Cesare Scarton ripercorrendo la storia dal secondo dopoguerra ad oggi, quando la Filarmonica, prima al Teatro Eliseo, poi principalmente al Teatro Olimpico, si è resa protagonista di importanti produzioni legate al teatro musicale dei Sei-Settecento e al teatro contemporaneo. Il dialogo fra Lucchesini e Scarton (giovanissimo spettatore alla fine degli anni Settanta poi regista lui stesso di alcuni più recenti lavori) si alterna all’ascolto e alla visione di alcuni estratti delle opere, selezionati per l’occasione.
Trovando una sua strada ‘complementare’ e indipendente rispetto alle produzioni del principale teatro lirico della città, la Filarmonica propose nell’arco di vent’anni, dal Filosofo di campagna di Galuppi (1957) al Re Teodoro in Venezia di Paisiello (1977), una ventina di opere di genere buffo, negli anni in cui La serva padrona di Pergolesi (1958) o Il matrimonio segreto di Cimarosa (1971) erano ancora vere e proprie rarità. L’interesse per il repertorio del Seicento si concentrò su L’incoronazione di Poppea nel 1961 e L’Orfeo del 1966, entrambi di Monteverdi, proposte pionieristiche per l’epoca, ancora quasi sconosciute al pubblico romano. Come novità si presentarono anche le opere secentesche di Purcell con i due allestimenti di Dido and Aeneas, nel 1959 e nel 1978, il primo con la regia di Riccardo Bacchelli, il secondo distintosi per la presenza di Jessye Norman. E non fu da meno l’attenzione verso l’operetta, con la prima italiana nel 1974 di Iolanthe di Gilbert e Sullivan e nel 1965 delle due operette di Offenbach in prima italiana Les Bavards e Ba-ta-clan.
Sempre vigile l’attenzione verso il teatro musicale contemporaneo, filo rosso che ha percorso tutto il secondo Novecento, arrivando ai giorni nostri. Fra i tanti, storici, allestimenti citiamo quello del ’75, il trittico Lauda per la natività del Signore di Respighi, Beatitudines di Petrassi e la Messa di Stravinskij, con le scene e i costumi di Giorgio de Chirico, Mario Ceroli e Corrado Cagli per la regia di Carlo Emanuele Crespi e la direzione di Gabriele Ferro. Diverse poi le prime italiane di opere di Weill-Brecht (I sette peccati capitali, 1961), Henze (Elegia per giovani amanti, 1962), Bussotti (Sette fogli, 1971), Maxwell Davies (Miss Donnithorne’s Maggot, 1974), Lorenzo Ferrero (Rimbaud ou le fils du soleil, 1978), e prime assolute di Clementi (Collage, 1961, regia di Andrea Camilleri), Macchi (Alteraction, 1966 con le scene e i costumi di Kounellis) e Pennisi (Descrizione dell’isola ferdinandea, 1983).
Ci sono poi le produzioni degli ultimi anni, come la collaborazione con la multietnica Orchestra di Piazza Vittorio per cui la Filarmonica ha prodotto Carmen (nuovo allestimento del 2015) e Don Giovanni (2017) e i due progetti di teatro contemporaneo legati alla storia più recente, il dittico Donna, serva della mia casa, sul sacrificio e il coraggio di giovani donne (musica di Daniele Carnini e Dimitri Scarlato, 2013), e Un’infinita primavera attendo (2016) dedicato alla figura di Aldo Moro, con la musica di Carnini e il libretto di Sandro Cappelletto, queste ultime con la regia dello stesso Scarton. Infine il più recente RossiniLab, avviato nel 2019 e al momento sospeso a causa della pandemia: progetto quinquennale di formazione per giovani strumentisti e cantanti, coordinato da Scarton insieme a Giovanni Battista Rigon, con allestimento finale delle cinque farse rossiniane (la prima, La cambiale di matrimonio è andata in scena al Teatro di Villa Torlonia nel 2019).
